Pronti 10 mln di euro, per il 2023 e il 2024, necessari alla realizzazione dei progetti regionali per sperimentare metodi innovativi di presa in carico dei 6 milioni di persone
La legge sulla cefalea primaria cronica (n 81 del 14 luglio 2020) è in dirittura d'arrivo: il decreto del ministero della Salute sull’adozione delle “Linee di indirizzo per la realizzazione dei progetti regionali finalizzati a sperimentare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea primaria cornica” è arrivato all'attenzione della Conferenza Stato Regioni .
Alla legge importante che interessa 6 milioni di italiani colpiti, prevalentemente donne, mancava l'emanazione del decreto attuativo del ministero della Salute - che doveva essere emanato entro 180 giorni - e che avrebbe dovuto individuare, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, i progetti finalizzati a sperimentare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da diversi tipi di cefalea. Nel bilancio ci sono in totale 10 milioni di euro (per il 2023 e il 2024) necessari alle Regioni per mettere in atto le azioni per la sperimentazione di metodi innovativi di presa in carico di quanti sono colpiti da cefalea primaria cronica, “accertata da almeno un anno con diagnosi effettuata da uno specialista del settore presso un centro accreditato per la diagnosi e la cura delle cefalee che ne attesti l’effetto invalidante”.
A indicare le coordinate da seguire per garantire in tutto il paese l’omogeneità e l’efficacia delle cure e la messa a terra dei progetti sperimentali, sono le linee di indirizzo, contenute nel decreto del ministero della Salute.
I progetti regionali dovranno avere durata biennale, quindi 2023 e 2024, ed essere approvati dalle Giunte regionali entro e non oltre la fine del 2023 e presentati alla Direzione generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute.Al termine del periodo di sperimentazioni le Regioni dovranno tirare le somme e presentare entro il 31 gennaio del 2025 una relazione finale dei risultati raggiunti che saranno valutati dal ministero.
Le Regioni inadempienti non potranno accedere al riparto delle risorse disponibili calcolato sulla base delle popolazione residente.
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